LA TRILOGIA DEI COLORI (MAXENCE FERMINE)


 

LA TRILOGIA DEI COLORI 

(MAXENCE FERMINE)


 

⭐⭐⭐⭐

 

NEVE


 

XIX SECOLO ➤  Yuko Akita, giovane poeta giapponese di haiku in cui scrive riguardo alla neve, inizia un viaggio iniziatico. In questo viaggio conosce un anziano pittore cieco Soseki dal quale ‘ […] attinge l’intensità e l’immensità dei colori.

“Il colore non è all’esterno. Esso è in noi. Solo la luce è fuori.”

Durante questa permanenza, Yuko scopre che ‘l’arte di Soseki aveva visto la luce’ grazie a una donna chiamata Neve che ‘rappresentava tutta la bellezza dell’arte’.  Yuko ha così l’opportunità di conoscere la meravigliosa storia d’amore di Soseki e Neve e in seguito a questa lezione di vita riesce finalmente a donare ai suoi haiku dedicati alla neve, non solo il bianco ma l’intera ‘gamma di colori dell’arcobaleno’.

“Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un’opera, di una storia adagiata su carta di seta.”

 

IL VIOLINO NERO


 

XVIII SECOLO ➤  Johannes Karelsky vive in Francia e ha l’innata capacità di saper suonare il violino o meglio, tramite il suono di questo riesce a ‘raccontare’ la sua vita suonando non solo con le mani ma anche con il cuore. Quando però viene arruolato nell’esercito il suono del violino viene accantonato ma non dimenticato e per cause di forza maggiore si ritrova a Venezia ad alloggiare presso la casa di un vegliardo chiamato Erasmus. Erasmus è un liutaio, formatosi presso la bottega della Famiglia Stradivari e ciò che, incuriosisce Johannes è “[…] il violino nero appeso alla parete sopra il banco di lavoro del vegliardo. Un violino così bello, così inquietante, così umano da sembrare quasi vivo.”  Erasmus gli racconta così una storia che coinvolge lui e una donna Carla dagli ‘occhi nerissimi, di una profondità infinità, e soprattutto pieni di vita. La sua chioma, anch’essa nera, contrastava con la pelle candida. Indossava un abito di velluto nero, che scendeva a onde fino al pavimento.

 

L’APICOLTORE

 


XIX SECOLO Aurelién Rochefer fa l’apicoltore a Langlade, il quale, a seguito di un sogno, convinto di cercare l’ORO DELLA VITA, si dirige in Africa. In questo viaggio, va alla ricerca della Rupe della Api dove incontra la ‘donna che aveva il potere di inoculare il veleno dell’amore con una semplice occhiata. Nel fuoco del suo sguardo si percepiva una droga fatale per il cuore’. Fatte le sue esperienze decide di tornare in Langlade per continuare il suo lavoro come apicoltore e nel viaggio di ritorno fa la conoscenza di Hippolyte Loiseul, un ingegnere con il quale successivamente entra in affari che però si rivelano disastrosi.  Aurelién si trova così a fare un punto della situazione e della sua vita: aveva passato gli ultimi anni a cercare l’Oro della Vita quando non si era reso conto di averlo vicino a lui. Da sempre, la sua amica Pauline, gli è sempre stata a fianco ma lui non si era mai accorto di quanto lei fosse vera e importante tanto che, dopo aver fallito le dona tutto ciò che gli rimane “il miele, l’ape d’oro, il quaderno di poesie, il fiore di lavanda. Tutto ciò che rimane di me e che non ho saputo darti prima.” 

Pauline gli risponde: “Non è mai troppo tardi per niente […]!

Questa lettura mi ha veramente appassionato! Ho apprezzato la semplicità e le riflessioni contenute all’interno dell’opera. Tre opere, tre colori: BIANCO, NERO, ORO.

Mi sono soffermata sul significato dei colori:

  • Bianco (inizio): purezza, spiritualità, cambiamento, silenzio, freddo.
  • Nero (fine): negazione, rifiuto, ribellione ma anche tenacia, abnegazione, sacrificio
  • Oro: simbolo della gloria terrena e divina

 Mentre cercavo i significati dei colori, rivedevo queste caratteristiche nei protagonisti delle storie narrate ma ho come avuto l’impressione che questi racconti non fossero fini a sé stessi quanto invece delle chiavi di lettura su cui meditare. Sono dei veri e propri esempi su cui riflettere, degli aforismi, delle perle di saggezza che hanno arricchito non solo la mia biblioteca ma anche la mia mente e il mio cuore.

  • Mi ha fatto riflettere la saggezza di Soseki, il quale pur essendo cieco attinge l’INTENSITA’ dei suoi colori passeggiando tra i fiori. Ho provato per un attimo a chiudere gli occhi e davanti l’oscurità che avevo ho cominciato a ripensare a qualcosa che rievocasse in me dei ricordi candidi, puri, belli e con mia sorpresa, erano nitidi, densi come un sogno e sorridevo anche! Prendersi il tempo per ripensare e assaporare dei ricordi passati o rivivere dei momenti piacevoli è il colore che è dentro di noi, la luce che è all’esterno invece, è proprio il nostro presente che illumina la nostra vita la quale però non sarebbe la stessa senza i nostri colori!
  • Quel violino nero invece, appeso alla parete e la sua maledizione: vale veramente la pena lasciare che l’orgoglio abbia la meglio sui sentimenti migliori? Questa domanda mi martella la testa perché la mia indole è altamente orgogliosa e testarda; spesso, non torno sui miei passi e se lo faccio ci vuole tempo prima che raggiunga la consapevolezza necessaria che sia la soluzione migliore … Ma quanto stress, ansia e malessere mi porto dentro proprio come quel violino nero che nel suo suono racchiude la voce di una donna ed è veramente inquietante sentirmi chiusa in un vortice da cui non riesco a uscire se non pizzicata come una corda di violino o peggio, gettata a terra e definitivamente rotta.
  • Se penso invece ad Aurelién sempre in cerca dell’ Oro della Vita quando invece lo aveva sempre avuto vicino: quante volte anche io mi sono trovata a cercare la perfezione in me stessa e negli altri, perdendo di vista le mie priorità, la mia meta, il mio tempo … Oggi, che sto ‘recuperando’ il tempo perduto, vivo giorno per giorno, passo dopo passo, e faccio in gradino alla volta senza più troppe pretese ma con tanta volontà, determinazione e speranza. Il mio ORO adesso è il mio presente, vive in me ed è anche qui, proprio a fianco a me!

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