SOPHIE SUI TETTI DI PARIGI (K. Rundell)

 

➡️ SOPHIE SUI TETTI DI PARIGI (K. Rundell) 

⭐⭐⭐⭐⭐


Nella custodia di un violoncello, lungo la Manica, Charles Maxim, trova una bambina di circa un anno, sopravvissuta al naufragio della Queen Mary.

A Londra, per tredici anni, Charles si prende cura di Sophie, educandola in modo ‘particolare’ fin quando i servizi sociali, a seguito di un ispezione, decidono di portarla in un orfanatrofio.

Sophie non vuole separarsi da Charles e lo stesso vale per lui, e la convinzione da parte di Sophie che sua madre sia ancora viva, è un motivo in più per fuggire a Parigi, trovarla, ed evitare così sia l’orfanatrofio che la perdita di Charles.

Charles e Sophie, così, clandestinamente partono per Parigi ma nelle loro ricerche purtroppo incontrano l’ostilità della polizia se non fosse che Sophie, ragazza già ingegnosa di suo, conosce Matteo, il ragazzo dei tetti, che le fa scoprire una Parigi, mai immaginata e vista di notte dall’alto ed è proprio da qui che Sophie sente un Requiem familiare ed il punto di partenza per rintracciare sua madre.

In quest’avventura che vivrà sui tetti di Parigi, oltre a Matteo, conoscerà: Anastasia e Safi, Gérard, si scontrerà coi gariers (abitanti dei tetti poco raccomandabili), ma il suo violoncello, Charles e l’amicizia l’accompagneranno alla scoperta di quegli “occhi, naso e labbra che erano gli occhi, naso e labbra di Sophie”.

È stata una lettura meravigliosa: fermarmi è stato impossibile. Tutto il libro – dalla prima all’ultima pagina – sembrava proprio una melodia che io ascoltavo, interpretavo e facevo mia.

Ho vissuto le emozioni di Sophie sui tetti, l’ho ‘sentita ‘ suonare il suo violoncello all’ultimo con la foga, la paura e l’emozione che si prova nel momento in cui si scopre una verità fondamentale.

Ho provato tenerezza verso Matteo, Anastasia, Safi e Gérard: ragazzi che, fuggiti dall’orfanatrofio, vivono la loro vita alla giornata, preferendo la sopravvivenza a un tetto sopra la testa per preservare la propria dignità. Vivono nella povertà ma lo fanno ‘dignitosamente’.

Una frase che mi ha colpita è la seguente: “Quasi impossibile vuol dire che in fondo un po' è possibile […] mai ignorare una possibilità”

In effetti, Sophie, pur avendo minime possibilità di riuscita non le ignora e si concede l’opportunità di provare e sperare.

Voglio tenere a mente questa frase e la voglio segnare nel mio quaderno – frasario personale, e rileggerla quando la paura avrà la meglio su di me, quando non mi sentirò all’altezza di fare qualcosa o mi sentirò così insicura da fare passi indietro anziché avanti perché nonostante tutto, nella vita vale davvero la pena di tentare.

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