IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE
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Ai margini della FORESTA AMAZZONICA ECUADORIANA vive l’anziano ‘ vecchio’ Antonio José Bolivar.
Esso, sposatosi giovanissimo, si trasferì con sua moglie da San Luis in Amazzonia “dopo aver sentito parlare di un piano di colonizzazione” riguardante la stessa.
“L’unica costruzione era un’enorme capanna di lamiere zincate che faceva da ufficio, da magazzino delle sementi, da ferramenta, e anche da abitazione per i coloni appena arrivati. Era El Idilio”.
Rimasto vedovo dopo pochissimo tempo, si unì ad “alcuni uomini seminudi, dal volto dipinto di rosso […] e monili multicolori sul capo e sulle braccia. Erano gli Shuar […] Antonio José Bolivar non pensò mai alla parola libertà, ma la godeva a suo piacimento nella foresta. […] continuava a sentirsi bene in quel mondo […]”
Un avvenimento lo portò ad allontanarsi, anche se solo in parte, dagli Shuar, e a rifugiarsi in una “capanna davanti il fiume Nangaritza” dove, nella sua solitudine, “leggeva lentamente […] si impadroniva dei sentimenti e delle idee plasmati sulle pagine. […] Sapeva leggere. […] Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia.”
L’uccisione di un gringo da parte di un ‘tigrillo’ - gatto selvatico - però mette il Sindaco e i coloni in allerta: Antonio José Bolivar si trova così coinvolto sia nello scovare che nel cacciare questa belva. Questa circostanza che lo trova costretto ad intervenire in quanto ricattato e impossibilitato a dire di no, lo coinvolge emotivamente a un punto tale da empatizzare non con gli esseri umani e la loro cattiveria quanto invece col mondo animale anche se la strada intrapresa sembra essere senza ritorno.
Poter recensire un romanzo come questo mi risulta complicato: è un libro breve ma allo stesso tempo toccante sino il midollo. La cattiveria umana verso il mondo naturale e animale che lo circonda non ha fine. Ci sono stati momenti in cui non ho trattenuto le lacrime: la violenza usata contro gli animali mi fa ribrezzo!
“[…] Guardi le pelli. Sono piccole, inservibili. […] Cacciava fuori stagione e specie proibite”.
Ho riletto questa frase non so quante volte e mi sono chiesta: che gusto si prova a uccidere e scuoiare cuccioli animali che ancora vengono allattati? Cosa ha nella mente e nel cuore l’uomo che fa simili crudeltà? Con che coraggio biasimiamo una animale adulto che non trovando i suoi cuccioli, fiuta i loro odore, anche nelle pelli scuoiate perché ancora giovani e non svezzate, e istintivamente aggredisce l’uomo che gli ha ucciso la propria famiglia?
Ad oggi c’è chi ancora pensa che gli animali non abbiano e/o non provino emozioni, sentimenti e non spetta a me fare l’opera di convincimento. Io, per esperienza personale, posso affermare che le creature animali sono istintivamente empatiche e come noi, hanno un cuore. Meritano lo stesso rispetto e la stessa dignità che daremo a un nostro simile, anzi, il più delle volte sono migliori anche degli esseri umani!
Tramite questo romanzo, L. Sepúlveda, ci fa conoscere una parte dell’America del Sud: l’Ecuador e la Foresta Amazzonica.
All’interno del racconto, Antonio José Bolivar, cita sia elementi naturali che animali tipici di quest’ambiente:
- tapiri, roditori, capibara, saínos, scimmie, uccelli e rettili, pappagalli, parrocchetti, tucani, tigrilli
- liane, giunchi, piante di yahuasca, papaie, noci di cocco
La Foresta Amazzonica è un mondo sorprendente che merita di essere conosciuto proprio per apprezzarne e valorizzarne ancora di più la sua esistenza.
E' un polmone verde nel cuore del mondo ed un tesoro vitale per tutti noi.
La scoperta di questa meraviglia dovrebbe ulteriormente sensibilizzarci in primis ad amare l'ambiente e di conseguenza a rispettarlo. Anche un minimo gesto può fare la differenza e solo pensare (e anche dire) di fronte un mozzicone di sigaretta gettato a terra, una cartaccia lanciata al di fuori del suo apposito secchione, una plastica lasciata sulla spiaggia come se nulla fosse, 'che cosa mai sarà, tanto non lo faccio quasi mai', significa essere comunque complici della rovina del nostro pianeta.
Può capitare di sbagliare ma è il 'perseverare che è diabolico' per cui, agiamo di conseguenza, insegnando con l'esempio il rispetto del mondo circostante, proprio come il vecchio Antonio José Bolivar: “Il vecchio la accarezzò, ignorando il dolore del piede ferito, e pianse di vergogna, sentendosi indegno, umiliato, in nessun caso vincitore di quella battaglia.”
Consiglio la lettura di questo romanzo a chi vuole emozionarsi con tutto se stesso tramite uno scrittore come
Ricordo questo romanzo con molta tenerezza, il post legato al viaggio è interessante, amo la natura e farei una capatina...la foresta amazzonica poi mi chiama!
RispondiEliminaGrazie :) Io è la prima volta che lo leggo e per quanto breve mi sono presa il tempo per metabolizzarlo. L'ho trovato profondamente toccante sino la fine. Ti ringrazio :)
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