FINO A QUANDO LA MIA STELLA BRILLERA’
(Liliana Segre)
Acquistai questo
libro alcuni mesi fa attirata dalla SPERANZA che rifulgeva dal titolo: FINO A
QUANDO LA MIA STELLA BRILLERA’.
Continuavo a
guardare la copertina, a rileggerne il titolo ma ancora non avevo trovato il
coraggio necessario di aprirlo: avevo paura della sofferenza (ovviamente nulla
in paragone a quelle vissuta dai protagonisti) che avrei avvertito ma non
potevo permettere che questo, da lettrice assetata e onnivora che sono, mi
paralizzasse.
Per cui, siccome
desideravo contribuire anch'io al Giorno della Memoria, ho dato a me stessa
quest'opportunità ed è stata un'esperienza profondamente toccante e riflessiva.
La vita di Liliana
Segre, qui raccontata, è stata per me emozione e commozione: ho lasciato che le
lacrime fluissero e non nascondo lo schifo che ho provato verso il genere umano
in grado solo di pensare una pazzia del genere.
Ho conosciuto una
Liliana Segre:
- dall'infanzia sia spensierata che (all'improvviso) turbata
- dai rimorsi e dai traumi causati dal Campo di Concentramento
- dal forte spirito di sopravvivenza e dalla voglia di vivere a tutti i costi
Una DONNA, salva ‘grazie
all’amore paterno’.
Infatti, ci sono
stata momenti nella sua vita, che sia la memoria che il tempo hanno immortalato
e ancora oggi sono così vividi nella sua mente, che leggerli, addolora ma allo
stesso tempo non possono lasciare indifferente un cuore sensibile:
“Subito ci
divisero, io e papà ci abbracciammo […] Tutti in riga, gli uomini da una parte
e le donne e i bambini dall’altra. […] A un tratto mi girai per salutare ancora
papà ma lui non c’era più, non lo vedevo più … […] Eppure istintivamente cercai
di non perdermi d’animo. […]”
Mentre leggevo
questi attimi tra Padre e Figlia, immaginavo e percepivo la forza di quella
stretta che per loro, incerti su quello che li attendeva, sarebbe stata come
uno scoglio in mezzo al mare a cui aggrapparsi durante la burrasca. È stato devastante
appurare l'incertezza che da quel momento avrebbe dominato la sua vita: essere
dei ‘pezzi’, esposti alla vista e alla derisione di esseri (che la mia
coscienza non riesce neanche a chiamare umani) che trovavano divertente il loro
macabro operato. Il loro intento era proprio creare dei 'fantasmi' ai quale
togliere l’anima: l’ardua impresa era resistere e sopravvivere!
Liliana è stata una
sopravvissuta ma questo non è bastato perché quel numero tatuato sulla sua
pelle, che non ha mai voluto nascondere è sempre lì a ricordarle come ad un
certo punto, senza un valido motivo, la sua vita si sia bruscamente interrotta,
privata della spensieratezza e dell’innocenza che un’adolescente in fiore avrebbe
diritto di vivere. Liliana Segre, ha combattuto per tutta una vita contro gli
incubi costanti che le hanno segnato indelebilmente l'anima e tutt'ora è
TESTIMONE di quello che le leggi razziali e i campi di concentramento hanno
significato.
Noi oggi, grazie
al coraggio di testimonianze come queste, possiamo ricordare ma anche
condannare l’Inferno in terra creato proprio da un uomo bestiale in preda ai
propri istinti e privo della ragione.
A tal proposito, il
mese scorso, sono stata in visita alla mostra Inferno, presso le Scuderie del
Quirinale a Roma.
L'Inferno, descritto
da Dante nella Divina Commedia, non è solo una cantica antica ma rispecchia
realtà vissute come queste: la Shoah non è stata un vero e proprio INFERNO?
Tra le opere
esposte in mostra, Nein! Eleven di Jake e Dinos Chapman mi ha particolarmente
colpito.
Nell'opera dei Chapman,
sono raffigurati dei corpi ammassati l'uno sull'altro. Se notate attentamente,
i corpi scheletrici (da alcuni emergono proprio le costole) e provati dai campi
di stermino sono mischiati insieme a quelli dei soldati (i quali sono riconoscibili
dalla svastica).
“I soldati […]
cercavano abiti civili e indossavano qualsiasi cosa per confondersi con noi. Noi
schiave vedevamo i soldati che prima ci impartivano ordini di morte, morire di
paura!”
Sono sempre più
convinta che, nonostante la guerra inevitabilmente generi vincitori e vinti, davanti
alla morte siamo tutti uguali!
In questo Giorno dedicato alla Memoria, sono lieta di aver arricchito la mia mente e il mio cuore con questa lettura, perché ho ribadito a me stessa che “[…] l’indifferenza fa male. È l’arma peggiore. La più potente. Perché se qualcuno ti affronta e ti vuole fare del male puoi difenderti. Ma se intorno a te c’è silenzio, come fai a difenderti?”
Autore: Liliana Segre
Editore: Pickwick
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