IL DIGIUNATORE
(Enzo Fileno Carabba)
⭐⭐⭐⭐
Giovanni succi, nato a Cesenatico
Ponente nella seconda metà del XIX secolo, sin da piccolo riconosce nel cibo,
un qualcosa di cui fare a meno. Quello che lui dice durante lo svezzamento <<Oppa
Oba>>, nell’età adulta di trasforma nel suo stile di vita, ovvero il
digiuno.
Giovanni, diventa un DIGIUNATORE non
solo di nome ma anche di fatto, praticando lunghi digiuni durante tutta la sua
vita e non solo per un motivo economico quanto per una condizione mentale e
spirituale radicata nella sua testa e nella sua psiche.
Voi conoscevate Giovanni Succi?
Enzo Fileno Carabba, ci propone la biografia
di Giovanni Succi, fatta di tantissimi momenti riguardanti la sua vita che
letti nel loro insieme ci forniscono una visione introspettiva di quest’uomo,
il quale POTEVA FARE A MENO del cibo ma NON del digiuno.
“Durante i digiuni mi nutro di me
stesso e divento più forte.”
Mi sono chiesta se questa decisione
fosse veramente consapevole oppure una forma di egocentrismo: Giovanni Succi
riesce veramente a fare a meno di qualcosa? Per quanto ‘campi d’aria’ e riesca a
rinunciare al cibo, non può fare a meno di altre cose per sentirsi completo e
soddisfatto come ad esempio muoversi, viaggiare, relazionarsi con gli altri,
dispensare consigli etc. Inoltre, non riesce
a fare a meno del manicomio in cui il fatto di essere sotto osservazione e al
centro dell’attenzione stimola il suo essere Digiunatore.
L’argomento digiuno/cibo mi tocca particolarmente da vicino perché ho sofferto di disturbi alimentari e per affrontarli ho avuto bisogno del giusto aiuto.
Mi sono sentita complice di
Gigliola, la belva della Lungara: “Quella donna […] si abbuffava in modo
mostruoso. Voracità e scatti d’ira l’avevano portata al manicomio. Era proprio
la vista del cibo a scatenarla. Inaspettatamente, seguì le indicazioni. […]
Riuscì a mangiare in modo quasi umano.”
Leggendo la vita di Giuseppe Succi
ho ricordato a me stessa come il rapporto che abbiamo col cibo non sia solo un
fattore legato alla necessità di soddisfare un fattore primario fisiologico
legato alla fame ma anche psicologico. Il cibo, l’uso e l’abuso che facciamo di
esso rivelano problematiche psicologiche che se trascurate possono nuocere alla
nostra salute mentale. Ad esempio, io non potevo fare a meno a volte di
abbuffarmi solo per sfogare nervoso, rabbia e frustrazione come se fosse il
cibo il ‘carro trainante’ e motivante della mia esistenza. Il senso di
appagamento era immediato ma momentaneo, non definitivo per cui mi sono resa
conto che non poteva essere la soluzione al mio problema ma anziché girarci
intorno, ho dovuto affrontarlo creando anch’io il ‘mio canale di SUEZ tra i
sogni infantili e l’età adulta’ ovvero dimostrando la maturità necessaria per prenderne
veramente coscienza e poi agire di conseguenza riprendendo le redini della mia
vita.
Oggi sono soddisfatta di me stessa perché
POSSO FARE A MENO di abbuffarmi. Inoltre, POSSO FARE A MENO: dei giudizi altrui
e della mia insicurezza. Quello di cui NON POSSO FARE A MENO è migliorarmi
essendo sempre me stessa!
Ringrazio la Casa Editrice Ponte delle Grazie per avermi dato l’occasione di leggere in anteprima IL DIGIUNATORE,
permettendomi di riflettere su cosa ma soprattutto se sarei disposta a farne a
meno. Complimenti allo scrittore Enzo Fileno Carabba per averci permesso di
conoscere Giovanni Succi in modo originale, ironico e concreto.
E voi, sareste disposti a fare a
meno di cosa?
Autore: Enzo Fileno Carabba
Editore: Ponte delle Grazie
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Io ho deciso per questo 2022 di #fareameno dell’auto il più possibile e tornare alla cara vecchia bici, delle paranoie sul “cosa penseranno gli altri”, dell’uso della tecnologia per un po’ di ore al giorno, e degli impegni eccessivi di cui mi sovraccarico per non dover scegliere o dire di no, ma che poi mi causano più stress e scombussolano i miei progetti, che altro.😵💫
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