IL GIOCO DELL’ANGELO (Carlos Ruiz Zafón)

 

IL GIOCO DELL’ANGELO

(Carlos Ruiz Zafón)

 

 


1917 - 1945

David Martin, ha un sogno nel cassetto: 

diventare uno scrittore.

Questa prospettiva si presenta, quando, prendendo accordi con gli editori Barrido ed Escobillas, inizia la sua opera a più volumi intitolata ‘La città dei maledetti’ sotto pseudonimo.

“[…] Avrei rinunciato alla vanità di vedere il mio nome stampato sulla mia opera, ma non a me stesso né a quello che ero.”

Eppure, la vita di David, gli presenta presto dei problemi sia di salute (un tumore alla testa in fase terminale) e l’amore corrisposto ma impossibile con Cristina (che sposerà lo stesso uomo che aveva provveduto a David per motivi che scoprirà in seguito e che sono legati all’uccisione del padre di quest’ultimo e che è stato anche colui che aveva provveduto alla famiglia di Cristina).

David, in questo frangente emotivamente instabile e delicato, viene contattato da un certo editore Andreas Corelli che nella cassetta delle lettere lascia "una pergamena, sigillata con la ceralacca con l’immagine dell’angelo […]”: gli viene proposto un contratto editoriale remunerativo e una salute sana in cambio del quale David dovrà riscrivere una ‘nuova religione’.

“Alla fine delle scale […] si distingueva un gruppo di figure raccolte in circolo. […]. Intense luci bianche ardevano su quello che mi parve un lettino di sala operatoria […] Mi avvicinai e sentii che mi prendevano la testa e il corpo e mi sistemavano sul lettino. […] Uno dei dottori aveva in mano una siringa e mi fece un'iniezione nel collo. […] Due dottori mi immobilizzarono la testa su un marchingegno […] Sentii che mi legavano mani e piedi con delle cinghie. Non feci alcun tipo di resistenza […] sentii che il metallo mi faceva un taglio sulla fronte. Non provai dolore. Sentii che qualcosa si sprigionava dal taglio […]”

L’idea di poter vivere e godere il frutto del suo lavoro in salute è allettante: non solo, l’arrivo dell’apprendista scrittrice Isabella, raccomandatagli proprio dal Signor Sempere (il nonno di Daniel), presso la cui libreria David, abbandonato dalla madre e sottomesso al malumore paterno, aveva sempre trovato accoglienza, conforto e riparo, gli dà una carica maggiore.

Ma non tutto è rose e fiori come sembra perché alcuni accadimenti che anche indirettamente coinvolgono Martin e gli mettono alle calcagna l’Ispettore V. Grandes, lo inducono a:

  •  sospettare di A. Corelli
  • scoprire che non è una casualità che lui viva nella Casa della Torre
  • intuire di essere un’anima dannata e condannata al sacrificio per la salvezza di un’altra anima maledetta

“Forse quell'anima imprigionata è la sua.”

In questo secondo capitolo, torniamo indietro nel tempo, ancor prima che Daniel nascesse, quando suo padre era solo un giovane ragazzo impacciato che si occupava della Libreria con il così conosciuto Signor Sempere. Di nuovo la Libreria è il punto di partenza di questa trama perché è proprio qui che David martin trova una FAMIGLIA e una risposta in un libro intitolato GRANDI SPERANZE di C. Dickens.

Torniamo indietro nel tempo, e alla nostra lista di conoscenze (Daniel, Fermín, Julian Carax) ne aggiungiamo altre:

  • David Martin
  • Isabella (la mamma di Daniel)

Confesso che leggere ‘[…] un lontano giorno di dicembre 1917 […]’ mi ha spiazzata per un momento perché nella mia mente mi sono subito domandata dove volesse portarmi questa volta lo scrittore e non mi sarei mai aspettata di conoscere la famiglia di Daniel e la  ‘storia d’amore’ e tra Sempere Figlio e Isabella. Non avevo mai dato un volto alla mamma di Daniel anzi mi ero semplicemente limitata a considerarlo orfano ma quando lei stessa nella lettera per David Martin scrive “[…] grazie a lei ho trovato un uomo che ho amato e che mi ha amato, e che insieme abbiamo avuto un figlio Daniel […]” mi è tornato in mente quanto afferma lo stesso Daniel nell’ Ombra del Vento “[…] l’assenza di mia madre era ancora un grido muto, un vuoto che nessuno poteva colmare. […] Non potevo udire la sua voce né essere sfiorato dalle sue carezze, ma la luce e il calore del suo ricordo riscaldavano ogni angolo della casa […]”

Mi stupisce e mi entusiasma questa narrazione così spontanea e allo stesso tempo legata a emozioni e ricordi già letti eppure successivi a questa vicenda. Dal mio punto di vista è come se l’autore avesse creato un prequel necessario per affrontare quello che ci aspetta nei prossimi volumi. Mi è capitato di scoprire la stesura di alcuni prequel a serie conclusa, e invece, in questo caso, è proprio nel mezzo che l’autore decide di stravolgere il tempo ma non lo spazio perché il luogo di partenza è lo stesso ed è quello più importante, la Libreria Sempere. La mia attenzione, nonostante questo salto e lo smarrimento iniziale (forse voluto dall’autore?), è rimasta tale dall’inizio alla fine, stimolata dalla curiosità che l’intreccio narrativo, ben pensato e studiato, ha saputo innescare.

David Martin è un personaggio che mi ha dato da fare mentalmente parlando: mi sono messa nei suoi panni chiedendomi cosa proverei se ricevessi una notizia così determinante sulla mia salute fisica. Rispondermi non è stato facile perché certe situazioni per essere veramente capite vanno vissute (e non me lo voglio proprio augurare) ma ho compreso la sua voglia di rivalsa in quel poco tempo che gli rimaneva. Voleva rifarsi di tutto quello che non era riuscito a fare, lasciando come ricordo il suo nome. Ed ecco, che arriva la tentazione: guarigione e denaro di cui godere forse per sempre. Una proposta allettante ma cosa avrebbe comportato?

“Ho deciso di restituirle ciò che ha amato di più e che le ho rubato. Ho deciso che per una volta lei si metterà al mio posto e sentirà ciò che io sento, non invecchierà di un solo giorno […] Questa è la mia benedizione e la mia vendetta.”

Per un uomo capace che nella vita voleva diventare uno scrittore credo non possa esserci punizione peggiore che ‘un’esistenza di assenze, senz’altro nome né presenza se non quella di un estraneo itinerante […]'

Questo mi ha indotto a riflettere sulle mie priorità e ad oggi questo è per me un pensiero ricorrente perché mi rendo conto di quanto sia importante per la mia stabilità emotiva dare la precedenza a ciò che veramente conta nella mia vita. La convinzione che posso fare tutto alla perfezione ora finalmente sta sfocando, e il mio equilibrio sembra essere più nitido. Mi sto rendendo conto che non ho tutto il tempo a disposizione come immaginavo e necessito di dare delle priorità nella mia vita non per incompetenza ma perché riconosco i miei limiti, e capisco che non posso avere tutto e subito. Non voglio essere una persona ‘assente’, che priva sé stessa e gli altri di sentimenti positivi a causa dell’insoddisfazione personale. Piuttosto, è il momento di ‘recuperare il mio nome e il mio mestiere’ e trovare il mio posto!




Titolo:  IL GIOCO DELL'ANGELO -  468 pagine 

Autore: Carlos Ruiz Zafón

Editore: Mondadori

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