IL LABIRINTO DEGLI
SPIRITI
⭐⭐⭐⭐⭐
Anche per me questo
viaggio è terminato: a malincuore ho riposto il libro in libreria, vicino i
suoi precedenti ma più osservo quest'ordine (apparente) e più sento l'esigenza
di perdermi ancora e ancora in quest'epilogo che per me è oculatamente e intensamente
ingarbugliato.
Anche qui, nuove
presenze umane - Alicia Gris, Mauricio Valls e Victor Mataix - che ora
incombono prepotenti e imponenti e si uniscono al 'ritorno' di D. Martin,
Julian Carax, Isabela, Fermin e il loro indissolubile legame con la Famiglia
Sempere.
- Perché Alicia conosce Fermin?
- Come mai quel luogo così segreto - IL CIMITERO DEI LIBRI DIMENTICATI - fa parte dei suoi ricordi?
- E quell' Angelo (una statuina) contente un indirizzo (finalmente la resa dei conti è arrivata) da chi proviene originariamente? Chi gliela ha donata?
“[…] una statuetta
bianca di una decina di centimetri d’altezza. […] Era di gesso dipinto e
rappresentava un angelo con le ali spiegate. […] Il torso della statuetta sembrava
perforato e vuoto. Passandoci sopra il dito, un piccolo sportello si aprì e
Alicia vide che all’interno c’era un compartimento nascosto.”
“Era uno dei suoi giocattoli preferiti […] Lo nascondeva in casa e io dovevo trovarlo. Era un gioco che facevamo insieme”
Sono proprio questi
dettagli che mi hanno permesso di trovare una ‘logica’, in una storia che
conclude una saga, ma si pone anche in maniera ‘autonoma’ lasciando al lettore
o alla lettrice la scelta se iniziare dal principio o meno questa storia. Dal
mio punto di vista, le rivelazioni qui riportate e che snodano situazioni,
circostanze e sospetti a cui inevitabilmente ci si abitua trovandosi coinvolti
con la Famiglia Sempere, perderebbero tutta la loro suspance se si leggesse
solo l’ultimo volume e non la storia dal principio.
“[…] I romanzi che compongono questo ciclo sono legati attraverso personaggi e fili argomentativi che gettano tra loro ponti narrativi e tematici, sebbene ciascuno di essi offra una storia indipendente e chiusa in se stessa […] possono essere lette in qualunque ordine o separatamente, consentendo al lettore di esplorare il labirinto di storie accedendovi da diverse porte e differenti sentieri, i quali, una volta riannodati, lo condurranno nel cuore della narrazione.”
È proprio questa la
forza e la bellezza di questo epilogo: alcune verità per me ‘incomprensibili’ se
non quasi impossibili che però avevo quasi accettato, all’improvviso crollano
di fronte la pazzia e la follia di un uomo che pur di non accettare una
perdita, pretende di vederla rinascere per poi morire con lei per sempre. Mi
sono chiesta se quell’amore impossibile tra David e Cristina non fosse poi
un’ossessione talmente eclissante da impedirne la visuale vera e reale chiamata
Isabella, una giovane donna, aspirante scrittrice, alle prese con un arduo
combattimento tra il suo cuore e la sua mente.
Cosa sarebbe stato
giusto fare alla fine di tutto?
In tutto questo, le
verità svelate, di cui la stessa Alicia è portatrice e protettrice, influiscono
direttamente su Daniel, logorato non solo dai dubbi che poi dissipa, ma da quel
senso di vendetta che, in fin dei conti, non lo libera dal peso che
l’incertezza gli ha gettato addosso.
Sono del parere che, C. R. Zafon, ci abbia voluto mettere di fronte le tante sfaccettature che la
follia può assumere nella nostra vita: una malattia, una delusione (amorosa
oppure personale) e un imprevisto, sono elementi inevitabilmente
destabilizzanti. Ma è il nostro atteggiamento di fronte al problema che può
fare la differenza!
Aggrediamo il problema
oppure noi stessi e chi ci è vicino?
David Martin, aveva
permesso al suo stato fisico e mentale di prendere evidentemente il sopravento,
non accettando i limiti che queste circostanze gli imponevano a tal punto da
voler a tutti i costi vivere una situazione al di là dell’immaginabile
(confesso che per me accettare la sua pazzia ancora mi rimane difficile, ma di
fronte l’evidenza e la concretezza di tutti i fatti narrati, non posso che
assecondare tale ipotesi).Al contrario, Daniel, ha lottato contro il problema
ritenendo necessario per la sua pace mentale e quella della sua famiglia trovare
un compromesso.
“[…] Sentendo che non
gli restava più rancore nell’animo e che per la prima volta […] si era
svegliato con il ricordo che lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi
giorni, il volto di sua madre […]”
Non so se io sarei
riuscita a gestire una situazione emozionale del genere: come riuscire a
equilibrare il lato pratico della vita col lato umano?
Zafon, insieme ai suoi
personaggi - parte intrinseca della storia - mette in luce proprio come sia
possibile una certa armonia tra gli opposti: si pensi ad esempio a Bea, la
quale ha un carattere completamente differente da Daniel, è una donna
contabile, attenta e pratica; oppure a D. Martin e Isabella. Quando l'equilibrio tra loro diventa precario la situazione
invece sembra precipitare.
IL LABIRINTO DEGLI
SPIRITI si pone proprio come un salire e scendere di emozioni (mi è tornato in mente un disegno che usarono con me durante una visita medica) e in
questo oscillare si pone poi un’andatura costante, ovvero la nostra vita fatta
sia di gioie che di dolori ma nel complesso una fonte inesauribile di risorse
che possono modificarsi e rigenerarsi proprio come Fermin che, prende il posto
di Isaac, nel Cimitero dei Libri Dimenticati.
Se io avessi la possibilità di lasciare un libro in questo luogo, ne lascerei uno inedito che scriverei proprio per quel luogo. Mi augurerei che chiunque ne entrasse in possesso, fosse consapevole, di avere tra le mani una storia, che però, non per forza sarebbe una fonte di distruzione o involuzione ma bensì di rinascita e crescita. E' proprio ‘con le parole che possiamo scoprire chi siamo davvero’. Dipende tutto dal punto di vista con cui leggiamo e approcciamo a quelle pagine che ci accompagneranno per minuti, ore, giorni … o forse per tutta la vita!
“A volte la vita ci
regala un angelo custode.”
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Editore: Mondadori
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