CENTO GIORNI DI FELICITA'
(Fausto Brizzi)
⭐⭐⭐⭐⭐
«Son contento di morire, ma mi
dispiace. Mi dispiace di morire, ma son contento».
Lucio Battistini, marito e padre di
famiglia, scopre di essere malato: ‘l’amico Fritz’, un tumore purtroppo in
stadio avanzato e incurabile, è entrato a far parte della sua vita.
“La domanda principale è:
Quanto?
Quanto tempo mi resta?”
Nel tempo che gli rimane, decide di
riprendere da un cassetto ‘il vecchio
quaderno con Dino Zoff in copertina, numerare le pagine da 100 a 0’ e scrivere
le cose da fare in questi ultimi giorni.
Quando ho scelto di leggere questo
libro, non sapevo proprio cosa aspettarmi in quanto il nome di F. Brizzi per me
si limitava ai film come Maschi contro Femmine e Femmine contro Maschi (penso
che questi siano titoli noti alla maggioranza di Voi).
È stata veramente una scoperta perché già
dall’inizio ho capito subito che non sarei riuscita facilmente a staccarmene se
non fossi arrivata alla fine ovvero al numero 0. L’autore in modo piacevolmente
ironico ci espone il punto di vista di una persona che all’improvviso si trova
a dover fare i conti con una realtà che purtroppo non può cambiare ma quello
che può fare è sognare un cambiamento e intanto, ottimizzare il tempo rimasto.
Inoltre, l’autore ci presenta Lucio,
non come una vittima dedita al pietismo e alla commiserazione ma come un uomo
che, tipico della scrittura e sceneggiatura di F Brizzi, purtroppo, nel mentre
scopre la terribile notizia, ha sulla coscienza un rimorso ancora peggiore - ovvero
aver tradito la moglie – che ‘gli impone’ la necessità, prima di morire, di
‘riconquistare la sua donna’.
“Mi rendo conto che non riesco a
pensare ad altro che al passato e al futuro. È come se per me il presente
avesse perso importanza. Invece il passato e il futuro non esistono, e il
presente è davvero l’unica cosa che mi resta. Ma è più forte di me, i miei
neuroni vanno avanti e indietro nel tempo, tra ricordi e immaginazione, come
palline in un flipper impazzito.”
Mi sono ritrovata a tu per tu con Lucio
e la sua mente che in poco tempo cercava di riassumere tutto l’essenziale a
renderlo veramente felice. Di fronte la sua inventiva (non sempre adeguata), la
sua ironia, estrosità e scherzosità, non mi sono capacitata che quei 100 giorni
prima o poi sarebbero finiti. Quando il conto alla rovescia si avvicinava (e
non si trattava dell’arrivo di un anno nuovo), avevo l’impressione di percepire
il gong di un countdown ‘quasi straziante’. Nella mia emotività non trattenuto
le mie lacrime perché pur non avendolo vissuto sulla mia pelle, l’ho visto
addosso ad una persona che amo il significato di un calvario come questo. In
particolare, mi ha toccato il cuore quando, ‘sente la ninna nanna che le canta
la nonna. La canta piano piano per non svegliarlo. […] Che tristezza che
nessuno muoia mai con una nonna a fianco. Dovrebbe essere obbligatorio.'
Serberò un caro ricordo di questo
romanzo perché mi ha ricordato come di fronte alcuni imprevisti non siamo nulla
e per quanto noi possiamo possedere a livello intellettuale o materiale, di
fronte eventi imprevedibili come una malattia terminale siamo impotenti. Per
cui, ogni giorno merita di essere vissuto al meglio e se viviamo giornate
storte cerchiamo di raddrizzarle il prima possibile, manteniamo la pace con noi
stessi e con gli altri perché l’orgoglio e il rancore aumenteranno solo il
malessere e a lungo andare non è detto che poi la situazione sia facilmente
risolvibile.
Per Lucio “cento giorni sono volati
come un soffio”: quando permettiamo alla frenesia quotidiana di avere il
sopravvento, non dimentichiamo che anche se la vita è un dono, in un attimo
potrebbe essere lei a imporci ritmi e tempi che forse non riusciremo (mai) a
rispettare. Rendiamo ogni momento vicino alle persone che amiamo ‘il più felice
della nostra vita’ affrontando problemi e imprevisti INSIEME, giorno per giorno!
In questo incedere e correre del tempo,
inoltre, non dimentichiamoci mai che, come ci ricorda Lucio Battistini, “restare
un po’ fanciulli è l’unica battaglia che vale la pena di combattere durante la
vita.”
Autore: Fausto Brizzi - 394 pagine
Editore: Einaudi
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